Preparati a diventare mamma
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Informazione ed Empowerment per avvicinare le donne alla vaccinazione in gravidanza
Il 21 novembre 2018 il Ministero della Salute ha emanato una Circolare per la promozione della salute femminile, sia in età fertile sia in gravidanza, a supporto del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019, finalizzata a proteggere la donna e il nascituro da alcune malattie attraverso specifici vaccini.
Alle giovani donne, prima della gravidanza, viene offerta gratuitamente la vaccinazione contro morbillo, parotite, rosolia, varicella e papilloma virus (HPV). Alle donne in gravidanza, invece, viene offerta quella contro difterite, tetano e pertosse (e anche l'anti-influenzale se la gestazione si verifica nel corso di una stagione influenzale).
Il periodo raccomandato è il terzo trimestre di gravidanza e il vaccino va ripetuto ad ogni gravidanza, perché il sistema anticorpale della madre risponde con un picco nel primo mese dopo la vaccinazione (quindi il passaggio trans-placentare di IgG specifiche è massimo), per poi decrescere progressivamente nei successivi 12 mesi.
Tali raccomandazioni sono supportate da robuste evidenze scientifiche, tra cui uno studio sul vaccino contro la pertosse in gravidanza, condotto dal gruppo di Sylvia Becker-Dreps su 675.000 gravidanze nel periodo 2010-2014, da cui è risultato che "nei primi sei mesi di vita dei bimbi le cui madri erano state immunizzate durante la gravidanza, c'era una riduzione del 75% dei ricoveri a causa di pertosse e una riduzione del 46% dei casi di pertosse."
Purtroppo, la nostra Regione soffre di una insufficiente propensione ad aderire agli interventi di prevenzione nonostante le evidenze scientifiche, come risulta dai dati relativi agli Screening oncologici, agli interventi mirati alla promozione di stili di vita sani, fino ad arrivare appunto alle vaccinazioni.
Ora, ci chiediamo, che cosa è cambiato rispetto a quell'agosto del 1973, quando, durante l'epidemia di colera, nel giro di una settimana, con la più grande operazione di profilassi condotta dopo la fine del Secondo Conflitto Mondiale, furono vaccinati un milione di napoletani? Cosa spinse i "diavoli" di Goethe a pretendere con manifestazioni di piazza il vaccino? La percezione del rischio senza dubbio.
Ma la comunicazione sanitaria non può basarsi sulla paura e sulla emergenza, è necessario e non più procrastinabile modificare la modalità dell'offerta sanitaria particolarmente quando questa riguarda interi gruppi di popolazione. Ricerche specifiche condotte al fine di comprendere le cause della bassa adesione ad un intervento di prevenzione, hanno dimostrato, tutte, che l'anello debole non è rappresentato dall'offerta sanitaria in sé (quantità di personale, adeguatezza delle strutture, accessibilità, etc.) quanto piuttosto da una carente informazione delle donne da parte delle figure sanitarie deputate e da un inadeguato coinvolgimento della comunità a cui l'intervento è rivolto (e in minima parte anche dalla confusione dovuta ad informazioni non scientifiche ma reclamizzate con tecniche convincenti).
Quindi, se vogliamo che le donne si avvicinino alla vaccinazione in quel periodo della vita, la gravidanza, già denso di ansie e preoccupazioni per sé stesse e per la incolumità e il benessere del prodotto del concepimento, è necessario mettere in campo strategie scientificamente validate e specificamente localmente declinate per coinvolgere, informare e formare le future mamme.
Sylvia Becker-Dreps della Unc Gillings School of Global Public Health in North Carolina
Tami Skoff dell'U. S. Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta
Studio PASSI 2016, Studio VALORE-Pizzut